Universo viola

Con la testa tra le mani

vedo un cielo blu scuro

illuminato da tante lucine arancioni.

Con il cuore in gola

scorgo le montagne che ballano alla luce di una luna

a cui è stato insegnato il coraggio delle stelle.

Mentre corro con le scarpe consumate dai miei guai

provo a spiegare l’infinito

senza fiato.

Sento un vuoto nello stomaco,

le lucine hanno mangiato le mie farfalle

ed io sono sono un giallo fioco tra contrasti di blu

e la luna non sembra più così lontana.

Navigo su un canotto

tra meteoriti gassosi per raggiungerla.

Non ho tempo.

Le luci hanno ingerito anche quello.

Sono una lancetta ocra che gira senza gravità

e ho persino un ombra che non ha la mia forma,

è viola.

Mi piace il viola.

All’inizio è così strano,

non è mai esistito niente al di fuori del mio specchio

e del mio unico riflesso,

perché adesso sono aeriforme e viola?

Però forse il mio riflesso era distorto anche prima,

mi piace il viola.

Con lo scontrino dei miei danni in tasca

mi accorgo che c’è una linea gialla,

ma non è il sole,

sono lucciole di meteoriti che illuminano la via alle comete

a suon di melodie di violini,

anche io voglio essere una cometa

ma sono viola.

Mi piace il viola.

Mi arrampico tra tasti di pianoforte per raggiungere Nettuno,

me lo immagino blu e deserto,

come un’anima sola.

In realtà è celeste ed è tempestato di macchie chiare,

come le ninfee di Monet.

Voglio essere una ninfea

ma sono viola,

mi piace il viola.

Il mio viaggio si conclude a Saturno

orbitando tra gli anelli che più che di ghiaccio sembrano di porcellana,

vorrei camminarci sopra come un funambolo,

tanto se cado la mia ombra può salvarmi

e avvolgermi con un telo velato,

ed io la ringrazierò con parole viola.

Spero le piaccia il viola.

E poi sono sempre una lancetta che gira senza gravità

con un riflesso perso e un ombra di cui tutti hanno ormai capito il colore,

però prima c’era chi la scambiava col rosso.